Ma i siciliani sono leoni e aquile. Devono metter in luce le loro doti

Ma i siciliani sono leoni e aquile. Devono metter in luce le loro doti

C’è da ripetere un’altra verità: esiste un’arte siciliana! Quando i linguaggi creativi non sono nati qua, quelli importati hanno assunto forme e colori diversi, la tavolozza luminosa del nostro cielo e dei nostri campi. E del nostro mare. Ci sono migliaia di anni di esempi eloquenti. Mi limito adesso ad un’epoca recente, al nostro barocco, assolutamente originale. Provate a riflettere, una volta ancora, su quanto sia siciliana la ricostruzione del Val di Noto dopo il terremoto del 1693 e quanto sia stata lenta, violenta, brutta, coloniale, la nuova urbanizzazione del Belìce dopo il sisma del 1968. L’arte siciliana (anche la sua letteratura e la sua musica) ha un potere catartico. Se la studieremo e la faremo studiare senza i filtri delle ideologie, favorirà il recupero di una profonda coscienza identitaria. Provocherà una ribellione pacifica nei siciliani, che smetteranno di essere razzisti contro sé stessi, scoprendo cosa sono stati capaci di creare i loro antenati. Cosa sono capaci di creare loro stessi oggi!

Crescere nelle virtù Altro tema è la “aristocrazia delle virtù”, la signorilità che viene dall’esigere a sé stessi uno sforzo continuo di miglioramento. Questo vale a tutti i livelli, non è questione di sangue blu o di ricchezze familiari. È falso che i siciliani siano rozzi per natura! Tomasi di Lampedusa dà una lettura da animo depresso del passaggio di consegne dalle grandi famiglie nobiliari, fra cui c’erano stati dei veri imprenditori, ad una borghesia scaltra e grossolana. Dà un’aura poetica ad una sua interpretazione di vicende storiche che si sono svolte in modo diverso. «Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra». Intanto gli sciacalli e le iene (la mafia) sono un regalo dello Stato Italiano dopo il 1860! Delinquenti siciliani? Sì, ma organizzati dai colonizzatori in forma nuova, come spiegano le ricerche di alcuni storici. Come diceva lo stesso giudice Rocco Chinnici. Invece i siciliani veri sono leoni, sono aquile, sono grifoni. Bisogna che noi per primi cerchiamo di mettere a frutto le nostre doti. Ogni giorno un poco di più. Così saremo sempre più credibili e autorevoli, perché sono già centinaia di migliaia i siciliani che hanno speranza nelle nostre idee e nel nostro programma. Però vogliono vedere su quali gambe cammina questo pensiero creativo!

Giovani liberi Il terzo tema è il vivaio del Movimento, le tante ragazze e i tanti ragazzi che vanno scoprendo nel nostro partito la risposta alle loro aspirazioni migliori. Anche a questo proposito, come sapete, ne “Il Gattopardo” si leggono considerazioni amare e disfattiste. È incredibile il male che può fare anche un solo pessimista. Taglia le gambe. Colgo l’occasione per tessere un pubblico elogio dei componenti della Segreteria uscente: persone servizievoli, trasparenti, laboriose, capaci di fare squadra e di correggersi reciprocamente quando si sbaglia. E soprattutto ottimiste! «Non nego che alcuni Siciliani trasportati fuori dell’isola possano riuscire a smagarsi: bisogna però farli partire quando sono molto, molto giovani: a vent’anni è già tardi; la crosta è già fatta, dopo: rimarranno convinti che il loro è un paese come tutti gli altri, scelleratamente calunniato; che la normalità civilizzata è qui, la stramberia fuori».Ringraziamo le ragazze ed i ragazzi che si sono impegnati in quest i anni per tutte le necessità di Giuvintù Siciliana Libíra. Sono stati anni travagliati, con tante iniziative encomiabili e con qualche attrito. Ci sarà molto da fare nei prossimi mesi. È tra i giovani che cerchiamo i nuovi leader. Occorre scoprire e fare crescere i giovani talenti che potranno essere i futuri responsabili del partito e costituire la nuova classe dirigente delle istituzioni, chiamata a guidare la Sicilia alla rinascita. Non piccoli Machiavelli arrivisti. Persone preparate, generose, ricche di ideali e di idee nuove. Qualcuno ci ha accusato di essere ancora soltanto un circolo culturale, non un partito. Dicono che così non incidiamo sulla società. E invece no. C’è un lavoro immenso da fare partendo proprio da sguardi puliti, da giovani ribelli che hanno il fuoco dentro. Queste ragazze e questi ragazzi dovranno comporre romanzi che descrivano l’anima autentica del nostro popolo. Dovranno riscrivere l’inno della Sicilia. Dovranno riscriverne i manuali di storia. Il loro destino è fare la storia!

Da Persefone al Vespro Ci troviamo vicino al lago di Pergusa, legato al mito di Persefone. Ricorda il rapimento ad opera di Ade e la reazione della madre Demetra. Questa avrebbe fatto calare l’inverno perenne sulla terra, fino a quando Zeus mediò fra le due divinità. Persefone sarebbe rimasta sei mesi nell’oltretomba e sei mesi in superficie, dando origine alle quattro stagioni. I sicelioti avevano grande rispetto per questo mito. Oggi può essere considerato un simbolo della colonizzazione italiana, da cui vogliamo liberarci. Un simbolo molto più forte è lo scoppio della Rivolta del Vespro, all’imbrunire del 30 marzo 1282, quell’anno Lunedì dell’Angelo. All’uscita dalla chiesa siculo normanna del Santo Spirito, a Palermo, il pretesto fu il gesto insolente di un certo Drouet, soldato dell’esercito di occupazione angioino, che avrebbe messo le mani addosso ad una giovane nobildonna con la scusa di una perquisizione. Il marito della giovane estrasse la spada dalla guaina del militare angioino e lo uccise. Fu la scintilla che appiccò l’incendio, subito divampato in tutta la Sicilia nel giro di poche ore.

Ciro Lomonte è architetto, esperto di arte sacra. E’ impegnato nel ricambio generazionale dell’artigianato di eccellenza. Redattore de Il Covile, autore di alcuni saggi sull’arte e sull’architettura. Nel 2016 si iscrive al neonato Movimento Siciliani Liberi. Nel 2018 ne viene eletto Segretario Nazionale. Nel 2022 si candida per la seconda volta sindaco di Palermo. Scrive : “Coltivo relazioni di amicizia in tutto il mondo, convinto che la Sicilia abbia un destino privilegiato al servizio degli esseri umani.“

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