A metà ottobre abbiamo potuto registrare tre singolari coincidenze:
− nella notte fra il 17 e il 18 ottobre 1969 era stata rubata la “Natività” di Caravaggio, posta sull’altare dell’oratorio di San Lorenzo a Palermo;
− la notte fra il 17 e il 18 ottobre 2024 è morto Leonardo Urbani;
− il 18 ottobre è morto anche Joseph Rykwert.
Del capolavoro di Caravaggio speriamo ancora che venga restituito a Palermo. Va ricordato che Urbani riservò grande attenzione agli oratori di Giacomo Serpotta, come quello di S. Lorenzo, e li fece conoscere ad un pubblico internazionale molto ampio.Gli scritti dello studioso ebreo polacco, come il fortunato La casa di Adamo in Paradiso, hanno goduto di ampia fama e diffusione. Il riconoscimento dell’opera vulcanica, lungimirante, feconda, del prof. Urbani sembra quasi essere volutamente negato dall’attuale Gotha culturale, sebbene un bel segnale sia dato dalla decisione del Rettore dell’Università di Palermo di dedicare a Leonardo Urbani l’aula 7 dell’Edificio 14 (quello di Architettura).A volte le coincidenze aiutano a trarre conclusioni. In fondo ci sono due aspetti da sottolineare più di tutti della personalità di Leonardo Urbani: l’unità di vita, un modo di essere e di vivere più profondo ancora della coerenza, e la caparbietà di una ricerca, durata tutta la vita, insoddisfatta della descrizione immanentista del mondo. Una diffidenza per le analisi intellettualistiche che era già del suo mentore, Edoardo Caracciolo.
Una diffidenza molto siciliana. Sono tratti che si evincono pure dalle testimonianze di chi lo ha conosciuto ed ha collaborato con lui.L’arch. Iano Monaco, in qualità di Presidente dell’Ordine degli Architetti PCC di Palermo, ha scritto: «In memoria di Leonardo Urbani. L’Ordine degli Architetti PPC di Palermo partecipa al lutto della cultura italiana e siciliana in particolare per la scomparsa di Leonardo Urbani, Professore Emerito di Urbanistica presso l’Università degli studi di Palermo, inventore di nuovi e originali modi di studiare e fare urbanistica, intesa come sintesi della complessità in cui convergono architettura, urbanistica, sociologia, economia, attento ai bisogni, non solo materiali, dell’uomo. Sulle orme di Edoardo Caracciolo fu suo assistente e prosecutore della sua Scuola. Con orgoglio ricordiamo che, tra le tante altre cose, fu anche Presidente del nostro Ordine professionale».
Questo è il commosso ricordo del prof. Ferdinando Trapani: «Ho conosciuto il prof. Leonardo Urbani quando ero studente nel 1980 e la facoltà di architettura era in via Maqueda: spazi angusti, igiene minima, passione infinita. Urbani era ‘Leo’ per tutti gli amici, ma per me, che ho vissuto insieme a lui almeno vent’anni, è sempre rimasto ‘il professore’. Il prof. ha idee ‘strane’ riguardo all’Urbanistica, soprattutto riguardo al suo essere una parte dell’Architettura. Anche la pianificazione territoriale ne faceva parte, ben distinta dalla programmazione economica e sociale. Oggi, tranne me e pochi altri, quasi nessuno crede più nel rapporto biunivoco architettura-urbanistica. Il tratto costante del suo pensiero è, secondo me, la centralità transdisciplinare della cultura del progetto come contrasto alla pianificazione territoriale tradizionale: modellistica, astratta, imposta dall’alto. Fino alle più recenti occasioni di incontro pubblico, dal livello locale alle conferenze internazionali, l’architetto e professore di urbanistica Leonardo Urbani ha proposto l’architettura e la città storica siciliana come ambito di eccellenza culturale a livello mondiale». L’arch. Rino La Mendola, in qualità di Presidente dell’Ordine degli Architetti PCC di Agrigento, ha inviato un telegramma: «Con profonda tristezza abbiamo appreso della scomparsa del prof. Leonardo Urbani. È stato non solo un eccezionale docente di Urbanistica ma anche un appassionato cultore dello sviluppo urbano e della vita della città. La sua dedizione e il suo sapere hanno lasciato un’impronta indelebile nei cuori di tutti noi. Ci mancherà la sua visione, il suo impegno professionale e il suo rapporto umano. Le nostre più sentite condoglianze vanno alla sua famiglia ed ai suoi cari».
Così recita il necrologio di Marco Vitale, poliedrico professore ed economista d’impresa: «Leonardo Urbani, persona di straordinarie qualità umane, religiose, professionali. La passione per le sue città e in particolare per Palermo è indimenticabile. Ricordo con grande riconoscenza alcuni viaggi da lui guidati per Palermo che sono stati per me la chiave per conoscere, capire e amare questa città speciale. Ma ricordo con emozione la presentazione, al suo seguito, alla cittadinanza del piano regolatore di Corleone. Fu un incontro memorabile come memorabile fu ogni vicenda da lui condotta, come memorabile fu leggere i suoi libri e visitare il suo posto di lavoro in Università con i suoi allievi. Grazie, Leonardo! Ti sono molto grato per il tanto lavoro che ci hai donato. Serbate, serbiamo memoria di un grande professionista, di un uomo libero, di una persona veramente religiosa, di un uomo buono, gentile, intelligente».Con parole simili si sono espressi gli amici e gli allievi che si sono alternati a pregare davanti alla salma.
Piuttosto che ricordare i tanti piani regolatori da lui redatti, facciamo cenno qui ad una vicenda marginale ma significativa. Approfittando degli investimenti per i Mondiali di calcio del 1990 l’Amministrazione Comunale di Palermo intendeva dare attuazione ad una previsione per Viale Croce Rossa, inserita nel funesto PRG del 1962 come prolungamento di Via Libertà verso Capo Gallo. Venne affidato allo Studio Urbani il compito di progettare l’abbattimento del pezzo residuo di borgata timidamente rimasto fra gli incombenti casermoni già realizzati nei decenni precedenti. Leonardo Urbani propose di salvare il sinuoso insediamento di edilizia elencale facendo passare sotto, in un tunnel, il flusso veicolare. Il borgo sarebbe stato confermato come affascinante lacerto dell’urbanizzazione di Piana dei Colli e, pedonalizzato, sarebbe divenuto un centro di botteghe e boutique molto attraenti. Non ci fu verso. Alla fine fu costretto a cedere. Lo Studio dovette limitarsi a progettare da un canto la demolizione delle casette e dall’altro il disegno di un’anonima arteria di comunicazione con i suoi controviali e con una “piazza”, che in realtà è una semplice rotatoria.Sarebbe lungo l’elenco di ciò che Leonardo Urbani ha dato alla Sicilia tutta ed a Palermo in particolare. In parte è già stato narrato da chi lo ha compreso, in parte verrà elaborato con rigore a futura memoria. Qualcuno ha rammentato che nei suoi confronti i
Il debito della Sicilia (o meglio degli amministratori della Sicilia, meno liberi di lui) è cospicuo, in quanto chi poteva non ha saputo o voluto mettere in pratica integralmente le sue intuizioni. È pur vero che egli usava un linguaggio a volte difficile da decifrare, forse perché le sue analisi dei pericoli della modernità procedevano più veloci delle sue esposizioni e miravano fulmineamente alla descrizione dell’essenza dell’essere umano, siciliano e mediterraneo. È possibile immaginare che, se fosse stato eletto Presidente della Regione Siciliana, avrebbe sofferto molto – lui che non era uomo di partito – ma avrebbe tracciato formidabili linee di sviluppo di questa Terra. Unità di vita e passione per la realtà. I suoi modi da gentiluomo avevano radici profonde, si nutrivano della sua visione del Creato e del suo sforzo per incarnare nella propria esistenza ciò in cui credeva. Nella sua instancabile attività di ricerca manteneva una prudente distanza dalle elaborazioni cerebrali. Invitava sempre ad usare i cinque sensi, come quando parlava di paesaggi “ottico-tattili”. Con questo spirito percorse in lungo e in largo la Sicilia, di cui conosceva i meandri più reconditi e di cui apprezzava la ricchezza, mentre lo addolorava il degrado in cui l’Isola versa da duecento anni. Ma in lui prevaleva sempre la speranza e l’impegno per proporre nuove soluzioni. La Sicilia, quella più autentica, non lo dimentica. Il 18 novembre 2024, alle 18:00, sarà celebrata una messa di trigesimo presso la maestosa chiesa barocca di S. Maria della Pietà, nella sua amata Kalsa. E poi i siciliani continueranno a battersi per difendere la bellezza del proprio territorio, come Leonardo Urbani – siciliano di adozione – ha sempre fatto.
Ciro Lomonte è architetto, esperto di arte sacra. E’ impegnato nel ricambio generazionale dell’artigianato di eccellenza. Redattore de Il Covile, autore di alcuni saggi sull’arte e sull’architettura. Nel 2016 si iscrive al neonato Movimento Siciliani Liberi. Nel 2018 ne viene eletto Segretario Nazionale. Nel 2022 si candida per la seconda volta sindaco di Palermo. Scrive : “Coltivo relazioni di amicizia in tutto il mondo, convinto che la Sicilia abbia un destino privilegiato al servizio degli esseri umani.“